L’architettura dal XV secolo ad oggi è stata influenzata da tre fiction*. Nonostante l’apparente successione degli stili architettonici, ognuno con la propria etichetta – classicismo, neoclassicismo, romanticismo, modernismo, postmodernismo e così via – queste tre fiction hanno continuato ad esistere in una forma o nell’altra per quasi cinquecento anni.
Esse sono la Rappresentazione, la Ragione, la Storia. Ognuna delle fiction aveva uno scopo di fondo: la Rappresentazione doveva incarnare l’idea di significato; la Ragione doveva codificare l’idea di verità; la Storia doveva recuperare l’idea dell’eterno dall’idea del mutamento. A causa della persistenza di queste categorie, sarà necessario considerare questo periodo come manifestazione di una continuità nel pensiero architettonico. Si può definire questa modalità ininterrotta di pensiero come il Classico.

* “Finzione”, ma anche “racconto”.

 

 

classico: Dal lat. classi°cu(m), deriv. di cla°ssis 'classe'; propr. 'appartenente alla (prima) classe dei cittadini', quindi per traslato 'di primo ordine, esemplare'. (1) che è proprio dell'antichità greca e romana, che a essa appartiene. (2) si dice di scrittore, di artista o di opera che, per la loro eccellenza, sono ritenuti degni di imitazione, al pari dei modelli dell'arte classica. (3) esemplare, tipico, caratteristico. (4) in varie discipline si dice di scuola o teoria che costituisce il primo fondamento della disciplina stessa, spesso in contrapposizione a scuola o teoria più recente.

 

Eisenman, Peter, La fine del classico e altri scritti, a cura di Renato Rizzi, saggio di Franco Rella, CLUVA editrice, Venezia 1987, pp.145-146.

 

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